Si dice di me

Già in giovanissima età Paolo Chimeri dimostrava una naturale predisposizione per una manualità creativa, in embrione. Lo stesso ambiente familiare (il padre scultore) ne consolidò gli intendimenti, non sottraendolo alle sue aspirazioni. Adolescente entrò nel laboratorio di Baldo Barbarossa, orafo molto noto in Genova, di formazione tradizionale e di alto mestiere. Da garzone di bottega Paolo Chimeri percorse, di anno in anno, l’arduo itinerario dell’apprendistato sino al perfezionamento personale nelle tecniche di lavorazione dell’arte orafa secondo le regole consolidate del miglior artigianato. Completato il non breve e semplice periodo di formazione, arricchito di varie esperienze, CHIMERI si propose ad una vera autonomia operativa. Ed il suo desiderio profondo e pulsante, ora divenuto certezza imperativa di cercare soluzioni nuove ed originali, venne a trovare espressione, in particolare nella lavorazione detta “a cera persa” che gli permise di creare gioielli in forma di scultura evidentemente astratta, come propulsione ad un discorso dell’Arte come Arte.

Ora la strada si apre verso più grandi ed impegnativi orizzonti, e Paolo Chimeri trova la forza di trasferire in strutture di dimensioni sempre maggiori, nel “tutto tondo” l’idea primigenia e risolutiva che lo aveva ispirato nella creazione del “gioiello scultura”, pantografandone l’emozione estetica, sino ad ottenere grandi composizioni, persino monumentali, in una libera concezione esecutiva dell’Arte astratta nella scultura.

Paolo Chimeri che dal 1980 conduce una seconda sede ad Uscio, dove poter eseguire le opere di grande formato ed affrontare anche il problema pur sempre affascinante di riuscire a scolpire l’ardesia, non ha mai tralasciato di occuparsi dei problemi che affliggono l’Artigianato, dal quale proviene e nel quale è tutt’ora immerso, ricoprendo cariche direttive e di notevole responsabilità nel settore delle Arti Visive.