Paolo Chimeri
L’uso e l’impiego della formula fattoriale, meglio conosciuta come Binomio di Newton, ha rappresentato per Paolo Chimeri una vera e propria sfida per portare a compimento centinaia di opere, frutto delle varianti dettate da questo calcolo matematico.
Egli, negli ultimi vent’anni si è cimentato, in senso pittorico, nell’applicazione di questo metodo per la realizzazione di opere, il cui effetto cromatico si basa su calcolate e diversificate soluzioni. Non ci è dato sapere ciò che
spinse Chimeri a creare opere programmate e progettate a tavolino, ma oggi, il risultato ottenuto è a dir poco sorprendente. Fu puramente un caso, quando un ingegnere incuriositosi del suo lavoro, notò osservando diversi quadri una ripetizione cromatica sequenziale, in una curiosa disposizione equilibrata e armonica, capì che in modo inconsapevole stava adottando il binomio di Newton. Questa formula viene utilizzata in matematica, fisica e altre discipline per semplificare i calcoli e risolvere problemi che coinvolgono espressioni bioniche, ma bisogna chiarire da subito che il calcolo “fattoriale” non è mai stato associato all’arte, né, nello specifico, alla pittura.
Il binomio dice sostanzialmente che un numero intero, denominato (n!), è calcolabile in base al prodotto di tutti i numeri interni a lui, ad esempio il numero 4 risulta, 4x3x2x1=24, mentre 8 risulta, 8x7x6x5x4x3x2= 40.320.
Dunque questa operazione riguardante l’utilizzo del binomio newtoniano per Chimeri significò creare un rapporto incrociato tra numeri o lettere e colori. In pratica egli assegna un numero, ad un colore corrispondente, abbinato in ordine fattoriale n!, quindi al numero “X” corrispondente il colore “Y”, e viceversa, assegnando così varianti valori cromatici su numerazioni programmate, se ne ricava combinazioni in disposizione cromatica a catena, nei diversi modi di utilizzo in sequenza. Questo operare rappresenta un progetto che si potrà definire concluso nella realizzazione di 1.680 opere, una differente dall’altra.
Tutto ciò potrebbe far pensare ad un semplice calcolo matematico, non spontaneo “artisticamente inteso” mentre in realtà, seguendo una tabella matematica, trattasi di una prova di stile e competenza, una verifica dettata da un sottile filo conduttore tra ordine estetico e simmetria formale, secondo un criterio di valutazione personale. Significa predisporre sulla superficie di ogni opera, i colori nel modo più adatto e nel punto più idoneo, il cui risultato estetico è tutto nelle mani dell’artista. Da ciò ne deriva una costante ricerca programmata, perennemente cangiante che, a rotazione, determinano un continuo divenire, programmato sì, ma dall’effetto sconosciuto.
Chimeri, sia inteso come orafo, che come scultore o pittore ha sempre manifestato uno particolare spirito vitale, una sua esasperata e caparbia coerenza operativa, derivante dall’affermata e continuamente rinnovata propensione verso il nuovo, il ché significa, praticare l’arte di dislocarsi sempre in un immanente altrove. Una creatività messa in atto attraverso un esercizio di erudizione e attitudine, includendo chiaramente l’essenza e il frutto di una vita di lavoro e di ricerca. Si narra di un giovane ragazzo che iniziò la sua lunga carriera come orafo, passando dal disegno preparatorio alla realizzazioni di gioielli, da lì il passo fu breve verso nuovi progetti che, sviluppati in grandi dimensioni, divennero sculture, sovente realizzate in bronzo ma anche in ferro e in gesso. Anche le ardesie hanno impegnato il suo estro, elaborate con strumenti da lui inventati, foggiati ad uso lavorativo, così le incisioni e le fusioni a cera persa. Infine i lavori acrilici, inizialmente d’impatto gestuale, diretto e spontaneo, per passare poi alla realizzazione di cromie geometriche, rigorose sulla base appunto dell’elaborazione del binomio di Newton. Un passaggio da una pratica all’altra, un continuum divenire tra intuizione, deduzione, realizzazione e in ultimo numerazione, un ingegno riscontrabile solo nei grandi talenti.
Silvio Seghi